da “Il Principe” di Nicolò Machiavelli

a cura del Dr. Prof. Gen. Salvatore Santo Gallo

“Molti uomini … potrebbero indicare che non fussi da insudare molto nelle cose, ma lasciarsi governare alla sorte. Questa opinione è suta più creduta ne’ nostri tempi, per la variazione grande delle cose che si sono viste e veggonsi ogni dì, fuora di ogni umana coniettura. A che pensando, io qualche volta mi sono in qual­che parte inclinato nella opinione loro.

Nondimanco, perché el nostro libero arbitrio non sia spento, iudico potere esser vero che la fortuna sia àrbitra della metà delle azioni no­stre, ma che etiam lei ne lasci governare l’altra metà, o presso, a noi. E assomiglio quella a uno di questi fiumi rovinosi, che, quando s’adi­rano, allagano e’ piani, ruinano gli alberi e gli edifizii, lievono da questa parte terreno, pongono da quell’altra; ciascuno fugge loro dinanzi, ognuno cede allo impeto loro, sanza potervi in alcuna parte obstare. E benché sieno così fatti, non resta però che gli uomini, quando sono tempi quieti, non vi potessino fare provvedimenti, e con ripari e argini, in modo che, crescendo poi, o egli andrebbano per uno canale, o l’im­peto loro non sarebbe né si licenzioso né si dannoso.

Similmente interviene della fortuna; la quale dimostra la sua po­tenzia dove non è ordinata virtù a resisterle; e quivi volta li sua impeti dove la sa che non sono fatti gli argini e li ripari a tenerla. E se voi considerrete l’Italia, che è la sedia di queste variazioni e quella che ha dato loro il moto, vedrete essere una campagna sanza argini e sanza alcuno riparo; che, s’ella fussi riparata da conveniente virtù … o questa piena non arebbe fatte le variazioni grandi che ha, o la non ci sarebbe venuta.”